Musica come passatempo: non è che ci stiamo perdendo qualcosa?

La musica come semplice hobby: la stiamo sottovalutando?

Ho sempre avuto un’attrazione per la musica, diciamo dagli 11 anni in avanti, in particolare per la musica suonata, per i pentagrammi, per le note scritte, per le scale e gli arpeggi, per i libri di tecnica come anche per gli spartiti di brani veri e propri…

Insomma, per tutto ciò che ruota attorno al fatto di studiare uno strumento musicale, e l’ho fatto per tanto tempo, ma la verità è che in un angolo della mia mente l’ho sempre considerato un passatempo.

Un’attività a cui dedicarmi nel tempo libero, piacevole certo, a volte anche impegnativa, ma tutto sommato poco impattante sulla mia vita nella sua globalità.

Forse però, mi sono persa qualcosa di importante!

Definire la musica come un mero passatempo può diventare un trabocchetto, un modo per giustificare una certa mancanza di impegno e quindi anche di progressi. Ti puoi permette di non dargli il 100%, essendo un passatempo.

E così facendo ti crei una sorta di zona di comfort dove puoi ripararti dall’insoddisfazione, dalle arrabbiature, dalle aspettative o dai giudizi degli altri… e nasconderti persino dai tuoi sogni più segreti.

La musica richiede sacrificio, dedizione, e a volte attraversa momenti di frustrazione. Ma è proprio questa fatica che ci permette di evolverci, di affrontare le nostre insicurezze e di superare i nostri limiti.

Se la consideriamo solo un passatempo finiamo per eludere questo processo, entrando in un circolo vizioso che ci impedisce di fare quel salto di qualità cui magari aspiriamo (e che non riusciamo a fare proprio perché la viviamo come un extra… insomma, un cane che si morde la coda!).

Ecco, ogni volta che mi si presentava l’opportunità di “passare al livello successivo”, la vocina interna mi ricordava che era solo un passatempo, un’appendice della mia vita e che come tale non doveva prendere troppo spazio. Quasi come una corazza, un modo per proteggermi da possibili fallimenti e delusioni.

E come viaggia bene l’autocommiserazione con questo approccio! Quante volte mi sono autogiustificata con il mantra: “Tanto è solo un passatempo, mica sono una professionista”.

E quanto tempo ho perso ragionando così, quante volte ho smesso e ricominciato, girando sempre a vuoto, liquidando la questione con una certa (finta!) indifferenza … Parliamo di anni e anni, eh!!

Da un lato fa comodo restare nel ruolo del dilettante, senza mai mettersi in gioco veramente. Ma se vogliamo che la musica diventi una parte autentica e significativa della nostra vita, dobbiamo lanciare il cuore oltre l’ostacolo e liberarci di questo approccio.

Dovremmo smettere di considerare la musica come un semplice passatempo e prendere invece ferma risoluzione di viverla come un’opportunità di ritrovare noi stessi a livello personale, interiore, intellettivo, caratteriale… e anche artistico, perché no?!

Farla diventare una naturale compagna di viaggio delle nostre giornate, quasi come bere e mangiare…

E attenzione: non sto dicendo di dedicare necessariamente ore e ore che magari non si hanno nemmeno nell’economia della propria settimana. E’ più una questione di atteggiamento, di “filosofia”, di approccio.

E come si fa a rinnovare il proprio approccio alla musica?

Intanto credo si debba prima di tutto riconoscere la presenza di un atteggiamento limitante, se tale lo vogliamo considerare, ovvero questo meccanismo sottile e un po’ insidioso che si cela dietro alla parola hobby.

Poi si potrebbe mettere in moto un meccanismo di cambiamento che ci porti a vedere la musica non come semplice passatempo da relegare ai margini della nostra giornata, al pari delle parole crociate (che per inciso mi piacciono tantissimo!), ma come viaggio, scoperta, atto creativo che può portarci lontano, se solo siamo disposti a metterci in gioco.

Ovviamente non c’è nulla di male nell’essere dilettanti, ovvero di godere del piacere di suonare uno strumento anche solo POCHE ORE alla settimana, senza doverne per forza fare una professione.

Però bisognerebbe avere il coraggio di immergersi completamente in quelle poche ore, di metterci tanto di noi, o come direbbero gli americani, di andare “ALL IN”, sperimentando e approfondendo le varie possibilità che si aprono dinanzi a noi.

E con questo atteggiamento di apertura totale, le strade percorribili diventano veramente infinite!!

Spero che queste riflessioni, nate dalla mia personale esperienza, possano essere d’aiuto, in particolare se ti trovi in una situazione simile alla mia. Una situazione in cui avverti che c’è un potenziale nascosto ma anche una certa frustrazione per qualcosa che non stai raggiungendo e non sai bene perché.

Se ti trovi in una situazione di stallo, forse quel piccolo switch mentale di cui parlo in questo post è quello che può fare la differenza…

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